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Frittata di Spaghetti

Frittata di spaghetti  per la cucina a stecchetto

La frittata è un classico dei contadini, uova e verdure ingredienti che avevano spesso a disposizione. Mi piace rivalutare piatti cosiddetti poveri, in quanto penso non lo siano ; sono appunto le quantità disponibili delle materie prime che fanno il prezzo. Così questi gustosi piatti sono finiti loro malgrado nei piatti meno importanti.
Ingredienti per 2 persone:

80 gr di spaghetti fini
100 gr di ricotta fresca
una noce d burro
un rametto di timo
2 uova
50 gr parmigiano grattugiato
Prosciutto crudo a dadini
Una busta di zafferano
Sale e pepe

In un ciotola mettete le uova , il parmigiano, la ricotta, il prosciutto, lo zafferano sale & pepe amalgamare gli ingredienti , deve risultare un composto omogeneo. Cuocete gli spaghetti, uniteli al composto. In un tegame largo e basso mettere il burro cuocete la frittata da tutte e due i lati. Ponetela su di un piatto da portata con delle foglioline di  timo. 

Olindo Guerrini

« Sono nato (ahimè!) a Forlì; ma la mia vera patria è Sant'Alberto, 15 km al nord di Ravenna, dove i miei avi hanno sempre vissuto »
(O. Guerrini, La mia giovnezza, Zanichelli, 1916
“Avanzi”. La parola stessa viene intesa molto spesso in tono dispregiativo come un qualcosa di troppo, magari di non gradito o di non particolarmente buono destinato quindi ad essere estinato. C’è invece chi degli avanzi ne ha fatto addirittura un arte: Olindo Guerrini.Guerrini fu poeta di larga notorietà nel secondo ‘800, bibliofilo e studioso di letteratura. Olindo Guerrini amavi gli pseudonimi allusivi e beffardi: canzonò Rapisardi nel “Giobbe, serena concezione di Mario Balossardi”, si finse donna e, come Argia Sbolenfi, satireggiò l’isterismo femminile.Il suo pseudonimo più noto è, però, quello di Lorenzo Stecchetti col quale, fingendosi un poeta morto giovanissimo,pubblicò nel 1877 una raccolta di versi di carattere culinario e gastronomico.La scelta del nome non è casuale, ma allude ad una condizione di “stecchetto”, cioè di penuria alimentare, cui lo condannavano lo stipendio di bibliotecario e le occasionali pubblicazioni. Essendo amico del ben più noto Pellegrino Artusi, cui l’agiatezza permetteva invece le più svariate sperimentazioni gastronomiche, Guerrini seguì nel suo libro, intitolato “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa” la falsariga del libro dell’amico, “la scienza in cucina e l’ arte di mangiar bene”, comprese le bonarie e spiritose digressioni, presentando però una cucina “da stecchetto”, proprio in contrasto con il lusso gastronomico dell’amico. Adoperare gli avanzi, inoltre, oltre che ad ovvie ragione di economia, rispondeva anche a necessità gastronomiche, dato che ciò che se ne ricavava aveva la bontà e l’originalità di un piatto nuovo. Gli avanzi erano molto vari: pasta, riso, carne, pesce, verdure, uova, e il loro riutilizzo fece nascere: polpette, ragù, risotti, frittate, insalate, supplì, frittelle, ecc.




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